Descrizione
Ecco il secondo volume di “Greta” di Jean-Paul Oury, che segue “Greta ha ucciso Einstein”. Nel primo saggio, l’autore si serve di numerosi esempi per parlare della “scienza sacrificata sull’altare dell’ambientalismo”. Mostra come un’ideologia abbia denigrato la scienza prometeica (OGM, nucleare, antenne dei ripetitori/5G, glifosato…) per imporre pseudo-soluzioni etichettate come “made in Nature” (agricoltura biologica, energie rinnovabili, veicoli elettrici, omeopatia…) che sono in realtà il cavallo di Troia della decrescita. Ma se la scienza e il progresso tecnologico sono stati ingiustamente screditati, bisogna riconoscere che negli ultimi tempi la parola “scienza” non è mai stata tanto pronunciata dai politici, che ora la usano in tutte le salse. Così, Greta, che si era fatta conoscere invitando allo sciopero delle lezioni (un attacco contro la trasmissione del sapere), in un’inattesa inversione di rotta, ha improvvisamente ordinato ai politici “di ascoltare la scienza”. Utilizzando questa metafora, Oury si chiede quindi perché, dopo aver ucciso Einstein, Greta abbia deciso di resuscitarlo. In altre parole: se non vogliono più sentire parlare di scienza per “trasformare il mondo”, perché alcuni politici di sinistra e di destra (e non solo gli ideologi verdi) ora si affidano a essa per governare? Ecco la domanda a cui si propone di rispondere questo volume attraverso cinque casi di studio. La scienza non è più quella di una volta e l’uso che la società vuole farne sembra essere molto diverso.
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